martedì 11 maggio 2010

Alimentazione e riposo

Alimetazione e riposo: qual è il loro legame con i piedi?

Per quello che riguarda l'alimentazione non mi interessa entrare nel merito del razionamento ma mi interessa puntualizzare alcune considerazioni generali, importantissime, che spesso vengono trascurate e con il bilanciamento della razione in senso stretto non hanno a che vedere.

Cos'altro ci può essere di importante nell'alimentazione, se non parliamo specificatamente di razionamento?

Di importante ci sono questi argomenti: la qualità degli ingredienti e in particolare la qualità della razione offerta alle manze, la costanza e la monotonia della razione nell'arco dell'anno, e il riposo concesso agli animali.

Qualità della razione

La prima cosa è che il detto “noi siamo quello che mangiamo” vale anche per gli animali. L'alimento fornisce i mattoni per la costruzione dell'organismo e un edificio costruito con materiali scadenti su fondamenta deboli, per quanto bello possa essere, non durerà lungo. Analogamente, se consideriamo i piedi come le colonne portanti delle vacche, ci rendiamo conto che un animale con i piedi rovinati da una cattiva alimentazione avrà un vita (produttiva) corta e poco profiqua.

La seconda considerazione, più che da veterinario, è da cuoco (la cucina è uno dei miei due hobby) ed è la “legge” della non migliorabilità dei singoli ingredienti: se un elemento della vostra preparazione (spezzatino con verdure o foraggiata per le mucche) è avariato o di cattiva qualità, una volta miscelato agli altri ingredienti, nella migliore delle ipotesi non farà alcun danno ma sicuramente abbasserà il livello finale della vostra preparazione.

Sicuramente l'ingrediente di cattiva qualità non si nobilita per la presenza di altri ingredienti nè tantomeno sparisce. L'ingrediente di cattiva qualità insomma andrebbe usato con cautela o meglio eliminato del tutto: non va impiegato al contrario in grande quantità o dato alle manze “perché tanto sono giovani e robuste e non sono ancora in produzione”! Prima o poi anche gli animali giovani e forti dovranno produrre e noi vogliamo che si mantengano sane. Partorire, cambiare gruppo, ridefinire le gerarchie e iniziare a produrre sono già un bello stress e gli animali hanno bisogno di essere in piena forma per affrontare questi cambiamenti. Ricordatevi che la manza di oggi è la vacca di domani, se la costringete ad alimenti di cattiva qualità prima ancora di entrare in produzione non potrete aspettarvi una lunga carriera priva di problemi.

Oggi infatti i problemi che più frequentemente riscontro non sono tanto causati da un errato razionamento in senso stretto, quanto piuttosto sono provocati dall' utilizzo di materie prime di scarsa o nulla qualità. In questo caso la colpa non è della ricetta ma dagli ingredienti. Per chiudere questo paragrafo vorrei ricordarvi che la manza è in perdita (mangia risorse senza rendere nulla) fino al 1° parto, quando cioè entra in produzione. Il pareggio di bilancio lo avrete nella migliore delle ipotesi alla fine della prima lattazione. Inizierete a guadagnare qualcosa con la seconda lattazione, momento in cui l'animale dovrebbe completare il suo sviluppo corporeo e dare il massimo in termini di produttività. Più lattazioni senza problemi riuscirete a fare, più quell'animale vi renderà (longevità + efficienza produttiva = guadagno). Mi sembra evidente che tenere bene le manze sia il migliore degli investimenti sul futuro dell'azienda.

Costanza e monotonia della razione

Le vacche sono più abitudinarie di un impiegato delle poste. La vita ideale di una mucca è un vita comoda e noiosa. Sotto tutti i punti di vista, anche quello alimentare. Una volta messa a punto una razione con ingredienti di ottimo o buon livello, questa va mantenuta il più costantemente possibile. Siete voi che dovreste adattarvi e adattare la campagna alle esigenze dei vostri animali e non cercare di forzare loro alle vostre. E c'è un motivo valido per questo. Dovete tenere infatti presente che alimentare la mucca significa alimentare i batteri ruminali e che voi, attraverso quello che buttate dentro, ne influenzate il tipo e il metabolismo. Questi ospiti sono essenziali per l'animale infatti digeriscono per lui gli amidi come la cellulosa, forniscono tramite il loro metabolismo acidi grassi volatili indispensabili per la produzione di carne o latte e forniscono amminoacidi essenziali e vitamine attraverso la loro stessa presenza. Insomma sono i migliori amici dei vostri animali e come tali dovete trattarli con i guanti di velluto. A proposito di digestione degli amidi: le vacche non sono termiti (le uniche in grado di digerire la lignina). La lignina “incrosta” la cellulosa rendendola indigeribile dai batteri per cui dare foraggi molto lignificati le fa solo BIIIP di più (cioè, fa produrre più deiezioni)!

E cosa possiamo fare per loro? Mantenere l'ambiente interno del rumine costante durante tutte le ore del giorno e durante tutti i giorni dell'anno. I batteri infatti vivono entro limiti di temperatura e pH (grado di acidità) abbastanza stretti. Variando questi fattori varia anche il tipo di batteri. A mantenere costante la temperatura del rumine naturalmente ci pensa la vacca ma sul pH influisce proprio l'alimentazione.

Fornire una miscelata che impedisca agli animali di scegliere, mantenendola il più possibile costante nel tempo ed evitare bruschi cambiamenti stabilizza le fermentazioni ruminali e di conseguenza anche il pH facendo contenti i nostri amici batteri. La costanza nel razionamento è quasi (quasi!) più importante della qualità dell'alimento stesso. Infatti gli animali hanno comunque la capacità di adattarsi e studi compiuti in America hanno evidenziato migliori performance produttive in animali sottoposti a razionamento con diete mediocri (intndiamoci: non schifose) ma molto costanti, rispetto ad animali alimentati con razioni di ottima qualità ma che subivano grandi variazioni nel tempo.

Riposo e digestione

Il riposo è fondamentale oltre che per la salute dei piedi, anche per la corretta digestione degli alimenti. A questo proposito vi consiglio caldamente di leggere un articolo recentemente apparso su “Stalle da latte” il supplemento n° 3/2009 de “l'informatore zootecnico” intitolato “Igiene e riposo le basi della salute podale”: a mio parere è un articolo stupendo, molto chiaro, per nulla difficile, che tutti gli addetti del settore dovrebbero leggere e conservare. Di seguito vi do un estratto di alcuni punti inerenti al mio discorso.

... il primo obbiettivo che un allevatore dovrebbe avere è quello di riuscire a dare alle proprie vacche almeno 12 ore di ripposo in cuccetta. Tale obbiettivo è altamente remunerativo per l'allevamento. Da un lavoro recentemente svolto è emerso che per ogni ora di riposo in più che si riesce a ottenere per le proprie vacche oltre le 7 ore, si ottengono 0,9 litri di latte in più di produzione giornaliera (!!!)... infatti nei momenti di riposo il flusso di sangue aumenta del 28%. Essendo ogni litro di latte prodotto dalla filtrazione di 500 L di sangue a livello della mammella, è chiaro che l'aumento del flusso sanguigno della bovina a riposo ha un efetto diretto sui livelli produttivi. Ma non solo. L'aumento del riposo incrementa la ruminazione complessiva dell'animale maigliorando l'efficenza digestiva e il pH ruminale (ndr, maggior ruminazione = maggior produzione di saliva = miglior effetto tampone), diminuisce la permanenza in piedi dell'animale migliorando la sanità podale e riducendo il numero di infezioni mammarie...”

Una volta fissati questi paletti diamo uno sguardo al legame che essi hanno con la zoppia: ancora una volta mi rifarò all'articolo citato prima.

Problemi alimentari come troppi cereali, eccessivo sminuzzamento dei foraggi, inadeguato management alimentare, bilanciamento errato di concentrati e foraggi intervengono sul pH ruminale incrementandone l'acidità: tale incremento di acidità può determinare la rapida morte di un gran numero di batteri ruminali. Stesso effetto lo si può avere in caso di malattie come mastiti, metriti e ritenzione placentare: durante tali patologie infatti vengono liberate nell'organismo delle tossine attive soprattutto a livello di circolazone capillare. E indovinate dove sono presenti vaste reti capillari? Esatto! Proprio nei piedi.

Le vaste reti capillari dei piedi sono deputate a nutrire il vivo che produce il corno. Quando al vivo non arrivano nutrienti e ossigeno in quantità adeguate, esso entra in uno stato di sofferenza e come ogni organo infiammato oltre a essere dolente (le bovine si possono muovere come “sulle uova”) non assolve in maniera efficace al compito di produrre unghia di buona qualità. L'unghia al contrario sarà molto più fragile e andrà incontro facilmente a fessurazioni e a malattie di ogni genere. Se a questo si aggiunge un appoggio scorretto da unghia non pareggiata e il sovraccarico da eccessiva permanenza in piedi, il gioco è fatto e la zoppia servita.

Un esempio per chiarire il concetto. Se abbiamo una macchina con i copertoni nuovi di zecca (pareggio e alimentazione corretta) e facciamo solo pochi chilometri (riposo adeguato) su strade appena asfaltate (strutture razionali per le mucche) il rischio di forare (zoppia) è minimo e la eventuale riparazione (intervento podologico) è poco costosa e soprattutto duratura. Se invece abbiamo una macchina con i copertoni alla tela magari fuori convergenza con la quale pretendiamo di fare ore di fuoristrada dobbiamo aspettarci qualche foratura in più e non possiamo prendercela col gommista se la riparazione è costosa e di poca durata.

Dovrebbe essere chiaro ora che, come per il pareggio, anche alimentazione e riposo se presi singolarmente sono sì necessari per la salute del piede ma non sufficienti a garantirla. Il solo pareggio non è onnipotente come qualche allevatore si aspetta o come qualche podologo giura che sia. Se non supportato da una corretta gestione ambientale e alimentare si rivela al massimo una pezza al problema: magari si riesce a contenere e a circoscrivere il fenomeno zoppia ma sempre in maniera temporanea senza mai avere un vero miglioramento strutturale. Allo stesso modo anche il solo riposo non è uno strumento sufficiente se gli animali ad esempio hanno i piedi devastati e resi “fragili” dalla laminite. Per fare dei reali miglioramenti bisogna curare tutti questi aspetti contemporaneamente, pena veder frustrate le nostre aspettative

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